giovedì 28 gennaio 2010

Intervista Pirozzi Sergio

Fonte: Allenatore.net


RIETI CND (girone E)

stagione sportiva 2004 / 2005 Mister: Pirozzi Sergio


La carriera di Sergio Pirozzi……

La carriera di allenatore inizia nella stagione ‘94/’95 ad Amatrice (paese famoso per gli spaghetti all’amatriciana) dove seguo sia la prima squadra che milita in terza categoria che con il settore giovanile, con un grosso lavoro societario e sul campo nel giro di quattro anni siamo riusciti a salire fino alla promozione. Fatto storico per il paese. Poi il passaggio al Fiumicino in Eccellenza; l’anno successivo al Centro Italia (società della città di Rieti) che militava in promozione e siamo riusciti ad essere promossi in Eccellenza, e per il primo anno di Eccellenza siamo arrivati sesti. Inizia la guida tecnica dell’Ostia Mare in Eccellenza e vince il campionato permettendo il salto in serie D; con la Sorianese stesso percorso prende la squadra in Eccellenza e la porta in serie D, e questa stagione l’avventura con il Rieti nel CND.
Nel 2001 sono riuscito ad accedere al corso per allenatori professionisti di seconda categoria, anno che ricordo bene perché è nato anche mio figlio.



Mister, quali sono gli obiettivi della stagione in corso?

Abbiamo un organico composto da giovani e soli sette “anziani”. Insieme alla Società abbiamo condiviso un progetto e costruito una squadra per fare un campionato tranquillo e puntando su giocatori molto giovani. A Rieti non si vince dall’88/’89; sono stati vinti gli spareggi tra le migliori seconde di Eccellenza ed è approdata in serie D nell’anno ‘94/’95 battendo il Castel Vetrano. C’ è molta attesa nei confronti di questa squadra, anche perché negli ultimi anni si è vinto poco o nulla, quindi il sottoscritto, il mio staff e la società stiamo cercando di costruire una squadra che giochi un buon calcio e diverta il pubblico, contornato dallo splendido impianto sportivo.



Come è composto il suo staff e come “lavora” il Rieti di Sergio Pirozzi ?

Il mio staff è molto snello, collaborano con me il vice allenatore Zangrilli Ivano mio ex compagno di squadra quando giocavamo con il Rieti, il preparatore dei portieri Sonnino Fabrizio ex Lodigiani e Ostia Mare; poi lo staff sanitario composto dal Medico, massaggiatore e il fisioterapista Ciccotti Roberto. Non mi avvalgo di un preparatore atletico perché ritengo che non sia fondamentale, se il mister si crea una ottima base teorica in materia, accompagnata dalla pratica del campo sia come allenatore che come giocatore, in una categoria come il CND ancora si può lavorare senza preparatore atletico. Nel mio caso il corso di allenatore di seconda categoria mi ha aiutato molto nel creare le basi teorica in materia di preparazione atletica; sicuramente salendo di categoria avere più collaboratori è molto importante.
Durante il pre campionato ho lavorato principalmente sulla potenza aerobica e sulla forza esplosiva poi si è inserito il lavoro sulla resistenza alla velocità. Per la resistenza alla velocità uso abitualmente distanze brevi, il recupero non è mai completo e con questo metodo vado avanti per tutto l’arco della stagione. Poi tenendo conto degli studi che si fanno sul tipo di “corse” che effettua un calciatore, con l’allenamento specifico cerco di incidere su quel tipo di “corsa”. La settimana tipo del Rieti:

Domenica: gara di campionato
Lunedì: riposo
Martedì: potenza aerobica / resistenza alla velocità / tattica (correzione errori evidenziati in gara)
Mercoledì: mattina forza espolsiva
pomeriggio seduta tecnico – tattica
Giovedì: seduta tecnico – tattica
Venerdì: riposo
Sabato: palle inattive / preparazione alla gara / contrapposizione tattica



Come è composto il gruppo e come ha impostato la squadra?

Con il DS abbiamo costruito una rosa composta da molti giovani e da giocatori dalle indiscusse qualità che in altre società non hanno potuto dimostrare il loro reale valore, e noi abbiamo lavorato molto sulle motivazioni e sulla voglia di rivincita di questi ragazzi. La qualità della squadra è alta. Il gruppo è composto da 2 portieri, 8 difensori, 8 centrocampisti e 5 attaccanti più due juniores che si stanno distinguendo nel loro campionato di categoria; abbiamo optato per un gruppo molto snello che permette di lavorare bene. La mia squadra prima di pensare ad un modulo deve ricercare e trovare un linguaggio tecnico comune per tutte le fasi di gioco, poi dopo si può parlare di sistema di gioco. Il Rieti targato Pirozzi è addestrato per parlare un linguaggio comune dove tutti conoscono i propri e altrui compiti di modo che tutti insieme si riesca ad affrontare qualsiasi tipo di avversario.


Come si prepara il Rieti alla partita, quindi il modo di gestire la gara, l’intervallo, il dopo partita e gli elementi dove porre l’attenzione quando si parla dell’avversario….?

L’allenatore deve essere bravo a sentire l’atmosfera che si vive all’interno del gruppo durante la settimana, per poi lavorare sulla strategia per gestire l’incontro successivo. Non può esistere una formula perché ogni settimana, ogni allenamento, ogni gara sono uniche e irripetibili. Durante l’intervallo bisogna essere tranquilli per non stressare ancora di più l’atleta, quindi dopo averli fatti riposare qualche minuto si interviene con dei suggerimenti e correzioni utili al bene della squadra e del singolo, se necessario anche sotto l’aspetto motivazionale con un tono più acceso. Nel dopo partita se si perde resto nello spogliatoio vicino alla squadra senza nessun commento per non creare tensioni, in quei casi qualsiasi cosa detta può essere fraintesa e si rischia di dover ricucire uno strappo all’interno del gruppo o con i singoli giocatori. Se si vince lascio che la squadra gioisca per la vittoria da sola, perché il mister è un uomo solo, quando si vince tutti pronti a fare complimenti e dare pacche sulle spalle se si perde tutti questi personaggi ti lasciano solo e sfuggono, quindi è sempre meglio restare soli, sia in caso di vittoria che di sconfitta.


La squadra difende ad uomo, a zona o misto?

Nel “linguaggio comune” del Rieti targato Dirozzi il compito dei ragazzi è marcare molto stretto l’avversario che viene all’interno della zona di competenza di ogni giocatore. Quindi la copertura degli spazi è l’atteggiamento tattico prevalente senza però trascurare la marcatura, errore che spesso si commette pensando ad una difesa a zona.


La squadra fa il fuorigioco?

Non giochiamo in linea e non cerchiamo il fuorigioco sistematico, con la nuova regola sul fuorigioco preferisco non rischiare nulla e con lo scaglionamento e le coperture reciproche, regalare una leggera profondità all’avversario ma evitare pericoli legati alla tattica del fuorigioco.


Le punte partecipano alla fase difensiva?

E’ indispensabile, devono essere i primi difensori, e poi a loro chiedo un sacrificio grande che è quello di iniziare la fase difensiva, questo per creare un certo equilibrio all’interno del gruppo, mi spiego, il lavoro in fase difensiva degli attaccanti e contraccambiato dalla notorietà che ottengono quando vanno in gol, e i rifornimenti per le punte vengono costruiti dai difensori e dai centrocampisti; e devo dire che gli attaccanti che ho in squadra stanno facendo molto bene, lavorano in questo senso.

La squadra di quanti giocatori compone il blocco difensivo?

Nelle gare in cui riusciamo ad essere perfetti il nostro blocco difensivo è composto da 10 uomini; non sempre si è perfetti e abitualmente il blocco è di 8 giocatori che consente una ottimale copertura e restringimento degli spazi.


La squadra sa riconoscere la palla aperta da quella chiusa?


E’ indispensabile riconoscere questa situazione, ed io lavoro in questo senso che fa parte del “linguaggio comune” della mia squadra. Su palla aperta i giocatori devono coprire gli spazi, mentre su palla coperta si stringe la marcatura sull’uomo accorciando verso la palla, non avendo gli avversari la possibilità di cercare la profondità. I difensori e i centrocampisti hanno acquisito bene questo concetto e sono molto efficaci nel lavoro in partita.


La squadra fa pressing?

Andiamo alla ricerca del pressing ad invito, la punta cerca di indirizzare il gioco avversario sull’esterno ed inizia la pressione gli altri stringono gli spazi per gli eventuali appoggi del portatore di palla e cercano l’intercetto della palla, solo però se siamo riusciti a portare gli avversari sull’esterno.


Di quanti giocatori è composto il reparto arretrato e quante linee di copertura adottano?

Le linee di copertura del reparto arretrato sono due, abitualmente il reparto arretrato è composto da 4 giocatori. Per far vivere ai miei giocatori questa situazioni eseguo situazioni di gioco 4 vs 4 o un 6 vs 4 dove i difensori devono attaccare l’uomo di competenza nella propria zona e devono temporeggiare se nella propria zona si è in inferiorità numerica.


Quale è la disposizione del centrocampo in fase di non possesso e attraverso quale movimenti i centrocampisti si integrano con il reparto arretrato a formare il blocco difensivo?

Se giochiamo con un 4-4-2 i due centrali di centrocampo devono cercare i raddoppi sulla coppia dei due difensori centrali, mentre gli esterni di centrocampo cercano i raddoppi sugli esterni di difesa; se si gioca con un 4-3-3 lo schermo difensivo raddoppia sui centrali di difesa, i due interni di centrocampo raddoppiano sugli eterni bassi.


I centrocampisti ricorrono al fallo tattico, sono bravi a recuperare in fase di transizione negativa, sono più bravi nelle copertura o nella marcatura?

Gran parte dei centrocampisti che compongono la rosa mi garantiscono un equilibrio tra quantità e qualità. Personalmente prediligo avere in campo centrocampisti che sappiano giocare la palla, poi se ci mettiamo insieme anche la capacità di saper recuperare palloni si avrebbe il reparto perfetto.


La fase offensiva risulta efficace, la squadra sa sfruttare al meglio l’ampiezza e la profondità?

Saper sfruttare al massimo queste capacità si allenerebbe una squadra perfetta, molto dipende dagli avversari e dal loro modo di giocare; se ci lasciano campo si parte da dietro cercando di far girare palla e ricercando l’ampiezza e poi la profondità; mentre se l’avversario pressa alto, si cercano gli esterni alti in modo da sfruttare velocemente la profondità, comunque tutto dipende dagli avversari.


Si arriva alla conclusione per organizzazione collettiva o qualità individuale?

Fino ad ora (momento dell’intervista) i 17 gol del Rieti sono stati realizzati da 10 giocatori. Da qui l’evidente importanza dell’organizzazione di gioco dove tutti possano andare a rete, perché se ci si affida solo ad un paio di elementi (bomber) se questi sono assenti per qualsiasi motivo non si riesce ad essere efficaci in fase realizzativi. E questo credo sia la forza del Rieti.


Quali sono i temi prevalenti in fase di costruzione (lancio lungo – azione manovrata)?

Preferisco l’azione manovrata, ma poi spesso ci si deve adeguare al comportamento dell’avversario, se ci pressa cerco la costruzione immediata altrimenti ricerco la manovra.


I difensori partecipano alla costruzione della manovra offensiva ed in che modo?

A turno uno dei due difensori esterni partecipano alla fase offensiva costruendo la manovra, andando al tiro o al cross e questo è importante per avere più uomini capaci di offendere, tenere 4 uomini bloccati a difendere rende la manovra di attacco meno efficace. Se gli avversari giocano con una sola punta di riferimento può capitare di far partecipare all’azione offensiva entrambe i difensori esterni.

I centrocampisti in che modo partecipano alla manovra offensiva, quali quelli che rimangono in copertura?

Con il centrocampo a 3 rimane in copertura sempre il centrale e l’interno dalla parte della palla, mentre l’altro interno si inserisce da dietro; con un centrocampo a 4 si inseriscono i 2 esterni e il centrale opposto rispetto alla zona della palla.


Quali sono le caratteristiche delle punte e chi è il giocatore di riferimento per le tematiche offensive?

Partiamo da come è composto il parco punte, ho una sola prima punta e diverse seconde punte; abitualmente preferisco giocare con una prima punta, forte fisicamente, capace di coprire palla e che permetta alla squadra di salire, impegnando così la difesa avversaria; la seconda punta brevilinea e brava nell’1 vs 1 che mi dia la possibilità di andare svariate volte al tiro. Infatti chi riesce a mettere in difficoltà molte volte una difesa è quella che la possibilità di fare gol. La prima punta non cerca mai la profondità viene incontro per lasciare spazio dietro di se e permettere l’inserimento della seconda punta (se si gioca con due attaccanti), o cerca di servire le due punte laterali che attaccano lo spazio e la profondità (se si gioca con tre attaccanti).

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